A Firenze un giovane disoccupato in cerca di lavoro, un perdigiorno con la propensione a prendere in giro il prossimo e una ragazza che non ha un buon rapporto con i suoi vicini di casa si incontrano casualmente e condividono una giornata alla ricerca di un uomo-piccione.

Il trio cabarettistico dei Giancattivi, dopo aver conseguito una certa notorietà sul piccolo schermo, approda al cinema per la regia di uno dei componenti, Alessandro Benvenuti, il quale sin dall’esordio dimostra di saper gestire con padronanza la sceneggiatura fondamentalmente surreale da lui stesso scritta.

In una Firenze per nulla da cartolina assistiamo alle imprese di tre personaggi a cui quella che potremmo definire ‘toscanità’ aderisce perfettamente consentendo loro di distinguersi da altri corregionali anch’essi ai nastri di partenza. Perché il tono semiserio, sempre in bilico tra la serietà e lo sfottò, diviene la cifra stilistica di tutta l’azione che prende le mosse da tre personalità che vengono contraddistinte nel prologo con caratteristiche ben definite. A Nuti viene affidato il ruolo del bravo ragazzo che vorrebbe diventare adulto, come l’età richiederebbe, senza però riuscirvi. Benvenuti si costruisce addosso il ruolo del dominatore capace di qualsiasi soperchieria realizzata però con una leggerezza che suscita riso e sorriso. Athina Cenci è capace sia di dare pugni in faccia a neonati in carrozzina così come di inventarsi una storia che vede protagonista una nonna e un piccione per giustificare un tentato suicidio che in realtà non c’è mai stato.
Tra una gag e l’altra (sopra a tutti quello dell’edicola che inizia con una copia di “Famiglia Cristiana” utilizzata in modo del tutto inconsueto) si racconta anche un mondo in cui non si riesce a trovare una propria collocazione. Anche quando lo si vorrebbe.  (fonte: MyMovies.it)

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