una notte d'estate per Lawrence Ferlighetti

Firenze, Ferlinghetti e la sua lezione: FUCK ART, LET’S DANCE!

A Firenze una serata-evento – all’insegna del celebre aforisma per il quale “l’arte fine a se stessa non serve a niente, è impareggiabile quando balla la danza della vita” – per ricordare e rendere omaggio al poeta/artista totale e al suo speciale rapporto con Firenze.
Sul palco Massimo Altomare, Marco Parente, Giulio Casale, gli attori di Catalyst e tanti altri ospiti per una festa di musica, letture, testimonianze e proiezioni

Era l’estate del 2001 e a Firenze, in piazza della Signoria, debuttava il festival di poesia itinerante Fuck Art Let’s Dance!: un’altra delle mille trovate culturali e performative di Antonio Bertoli e della sua libreria City Lights Italia, l’unica filiale al mondo del leggendario City Lights Bookstore di Lawrence Ferlinghetti a S. Francisco. La star di Fuck Art Let’s Dance! non poteva non essere che Lawrence Ferlinghetti, il “vate” della beat generation, il poeta, l’editore ma anche, cosa che non tutti sanno, il pittore/artista visivo

Ferlinghetti, scomparso il 22 febbraio scorso, è stato un artista totale e soprattutto totalmente impegnato: a demolire miti, a risvegliare le coscienze, a praticare l’arte. Ma non l’arte inutile, fine a sè stessa: il felicissimo e dissacrante aforisma Fuck Art Let’s Dance! “racchiude in sé – nella sua semplicità e immediatezza – tutto il complesso pensiero estetico che è alla base del suo intervento nell’arte (poesia, letteratura, pittura, editoria). Fare arte non serve a niente quando l’arte è fine a se stessa (“fuck art”). E’ qualcosa di impareggiabile invece quando balla la danza della vita (“let’s dance!”): è solo vivendo che si possono esprimere quadri e poesie, non il contrario”. (Antonio Bertoli).

Esattamente 20 anni dopo quello straordinario happening che fu Fuck Art Let’s Dance! alcuni dei suoi compagni d’avventura di allora, come Marco Parente e Massimo Altomare, ai quali si sono aggiunti Giulio Casale, Riccardo Rombi della compagnia Catalyst, e molti altri artisti, hanno deciso di rendergli omaggio con una serata-evento fatta di musiche, canzoni, letture di testi di Ferlinghetti e dei suoi amici della beat generation, testimonianze documenti video di grande suggestione. Nessuna pretesa nostalgica, anche se sarebbe stata assolutamente comprensibile e legittima, del “come eravamo”: solo quella, umile e sincera, di rendere omaggio all’uomo, anzi all’amico Ferlinghetti, al “meraviglioso e completo outsider della cultura e dell’arte”, al Maestro di arte e di vita innamorato della Toscana e di Firenze che non potranno mai dimenticarlo.

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